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" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

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dai GIORNALI di OGGI

Roma, in 300mila per il Gay pride

Hanno sfilato in 300mila, secondo gli organizzatori, in un serpente dai mille colori caratterizzato da slogan e carri ironici come quelli dedicati al "Papi Gay" o al "Camper anticiarpame". Ma il corteo del Gay pride di Roma 2009, partito da Piazza della Repubblica e giunto in piazza Navona, è stata soprattutto una manifestazione per chiedere conto dei mille diritti negati.

2009-06-14

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il mio Pensiero

Io non sono razzista, e tanto meno sono per relegare in un ghetto le persone Gay, ma da questo a farne una Giornata di Orgoglio Gay, per me è insulso e fratricida.

Perché all'ora dovremmo parlare anche di una giornata dell'orgoglio della normalità, ed allora si che diventa un ghettizzare poi le minoranze, ovvero sia i Gay.

Le persone sessualmente normali non hanno bisogno di dimostrare nulla di quello che la natura ha loro dato, ed allo stesso modo dovrebbero fare i cosiddetti diversi, che non hanno bisogno di dimostrare alcunchè, se non vivere degnamente la loro vita, senza soprusi ed angherie, ma anche senza bisogno di spogliandosi e baciarsi pubblicamente in piazza, relegandosi da soli da uomini degni di vivere in pace senza discriminazioni ad un ruolo di prostitute.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

CORRIERE della SERA

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2009-06-14

LA PARATA DEL 13 GIUGNO

Carri "Papi Gay " e "Anticiarpame" e magliette "My name is Noemi"

In piazza tanti palloncini rosa con la scritta:"Libertà e giustizia, oggi spose". Slogan contro la Carfagna

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NOTIZIE CORRELATE

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Campo de' Fiori: aggrediti due ragazzi gay

Ascolta Over the rainbow, la canzone-inno di Vladimir Luxuria

Ornella Muti taglia il nastro a Piazza Navona (Jpeg)

Ornella Muti taglia il nastro a Piazza Navona (Jpeg)

"Papi Gay" e "Camper Anticiarpame", questi i nomi di due dei venti carri allegorici che sfilano e nel Gay Pride 2009 a Roma. Anche un cartello con scritto "Habemus papi" e l'immagine del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi con la bocca aperta in segno di smorfia. Guidato dallo striscione con lo slogan della manifestazione "Liberi tutti, libere tutte" sostenuto tra gli altri dall'ex parlamentare Vladimir Luxuria, è arrivato in Piazza Navova il corteo del Gau Pride dopo aver traversato il centro della città. In testa al corteo diverse camionette della polizia hanno scortato i manifestanti che secondo gli organizzatori sarebbero 250 mila. "Nel 2011 avremo l'Europride. A piazza Navona stiamo un po'stretti, serve una piazza più grande... Tipo San Pietro, o il Grande raccordo anulare". Così, gli organizzatori del Gay pride intervengono sul palco, a conclusione del corteo. E in piazza Navona la madrina Ornella Muti ha tagliato il nastro inaugurale: "Sono cresciuta con i gay, ho molti amici omosessuali" ha detto "e non credo che sarei la stessa se non li avessi avuti fin da quando ero piccola".

CAMPER ANTICIARPAME E SLOGAN CONTRO LA CARFAGNA - I carri, organizzati dal circolo "Mario Mieli-Mucca assassina", prendono spunto, spiegano gli organizzatori "dalla recente attualità, in risposta a una politica che si permette di tacciare il Pride di volgarità e immoralità". Il carro Papi Gay è uno dei primi che apre la parata e rappresenta, con Drag Queens, cantanti vestiti in luccicanti abiti brasiliani, una "Eldorado dei diritti, una sorta di terra promessa dei diritti di gay, lesbiche e transessuali", da qui nel corso del Pride verrà lanciato un messaggio al premier Silvio Berlusconi. Nel "Camper Anticiarpame", sempre organizzato dal "Mario Mieli", vi sono appositi cassonetti dell'immondizia in cui i manifestanti possono gettare foto dei politici e articoli di giornali "con dichiarazioni razziste e omofobiche". Cartelli contro il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna al Gay Pride. Alcuni partecipanti hanno sorretto cartelli con su scritto: "Carfagna dice: gay costituzionalmente sterili. I gay rispondono: cervello della Carfagna sterile ad ogni forma di intelligenza. Carfagna la pari opportunità non sa manco dove sta". Esposto anche un altro cartello con scritte offensive nei confronti del ministro: "Carfagna davanti bigotta...". Dal palco di Piazza Navona gli organizzatori aggiungono: "La Carfagna ha oscurato la parte del sito sulle Pari opportunità dedicata ai movimenti omosessuali, per lei è come se non esistessimo".

Palloncini in piazza (Agf)

Palloncini in piazza (Agf)

LIBERI TUTTI, LIBERE TUTTE - Il popolo di gay, lesbiche, transessuali ed eterosessuali partecipa all'edizione 2009 del Roma Pride "Liberi tutti, libere tutte". In piazza è già iniziata la distribuzione di palloncini rosa con su scritto "Libertà e giustizia, oggi spose". Sono già centinaia le persone di tutte le età, uomini e donne, che stanno ballando tra piazza della Repubblica e piazza dei Cinquecento a Roma, in attesa che parta il corteo. Tra i partecipanti c'è anche chi indossa magliette con scritto "My name is Noemi" in riferimento alle vicende che hanno coinvolto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Sono centinaia le bandiere arcobaleno dell'Arcigay. Da alcuni camion, su cui già si esibiscono drag queen e uomini vestiti di pelle, viene diffusa a tutto volume musica dance. Tra i partecipanti spicca il grande carro del circolo Mario Mieli e il furgone "No Vat" sul cui cofano è stato applicato il pupazzo di un dinosauro a cui è stato messo il volto di Papa Benedetto XVI. Cappelli di carta giganti sul modello di quelli utilizzati da vescovi e cardinali. Tutti con su scritto: "Azione gay e lesbiche". Un uomo vestito da Papa con il maxi cappello che riporta la scritta "Trans gender interracial pope". Al fianco dei No vat, una carta d'identità formato gigante che recita: "identità negate". Un carro con tre croci, a simboleggiare il luogo dove Cristo è stato crocefisso. Decine di mani rosse che sorreggono un rosario e un uomo vestito da Gesù con i capelli biondi egli occhi truccati. Il carro, che si muove su piazza della Repubblica in attesa della partenza del Gay pride, è preceduto da un centurione con il cappello da boia che trascina uno striscione con su scritto: "Siamo tutti figli dello stesso padre". A seguire la processione, un trans che indossa un lungo abito bianco da Madonna e una aureola, trascinando anch'essa un carro fatto di cotone bianco e celeste, a simboleggiare il viaggio della Madonna tra i cieli. Parecchi gli occupanti dei carri Famiglie arcobaleno- Associazione genitori omosessuali. Molti sono in costume da bagno o in abiti succinti, anche a causa del caldo torrido che, secondo il termometro della piazza, supera i 31 gradi.

Vladimir Luxuria (Graffiti)

Vladimir Luxuria (Graffiti)

PIATTAFORMA POLITICA - "Chiediamo l'applicazione della Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000 che prevede di garantire alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali. La piena applicazione di detta Risoluzione rappresenta una misura di civiltà cui anche l'Italia si deve adeguare per non restare ai margini del cammino di allargamento dei diritti civili intrapreso dall'Europa", si legge nella piattaforma politica della manifestazione. "Chiediamo al Governo e al Parlamento di tornare ad affrontare il tema delle famiglie omosessuali. Consideriamo il livello del confronto tra le forze politiche del tutto arretrato. Le esigenze e i bisogni delle coppie lesbiche, gay e transgender/transessuali, comunque escluse dall'accesso al matrimonio e dalla possibilità di unirsi civilmente, non vengono tenuti nella dovuta considerazione - si legge ancora - Chiediamo la parità dei diritti, attraverso l'estensione del matrimonio civile o istituto equivalente. Nel rispetto delle differenti modalità di legami sentimentali, e in linea con ciò che è avvenuto in Europa chiediamo inoltre la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico pubblico delle unioni civili. Chiediamo di affrontare il tema della responsabilità genitoriale dei partner di fatto, anche dello stesso sesso, nell'interesse soprattutto dei minori coinvolti, comprese le migliaia di figli di lesbiche e gay presenti nel Paese".

CARRI ALLEGORICI - Venti carri allegorici a tema con musica, drag queens e go go boys, circa 200.000 partecipanti attesi dagli organizzatori, accomunati dallo slogan: "Liberi tutti, libere tutte". Si presenta così la parata del Gay Pride che sabato 13 giugno superate le polemiche sul percorso, torna nella Capitale. Appuntamento a piazza della Repubblica. Alle 16.30 il corteo parte per arrivare a piazza Navona passando per piazza Venezia. Il carro del Comitato RomaPride 2009 è completamente fasciato con il logo della manifestazione e lo slogan "Liberi tutti, Libere tutte", oltre al riferimento all'EuroPride che si terrà a Roma nel giugno 2011, organizzato dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.

STONEWALL - Sul carro del Comitato il richiamo a Stonewall, nel quarantennale della rivolta newyorchese che la comunità lgbtq riconosce come il momento di nascita del movimento lesbico, gay, bisessuale, transessuale-transgender e queer. A ricordo di quel momento l'animazione in perfetto stile anni Sessanta-Settanta che condurrà il corteo per le strade del centro di Roma. Il carro Mario Mieli-Muccassassina si ispira al tema "Papi Gay" per ricordare che - hanno ribadito gli organizzatori - "la volgarità è quella dell'attuale politica, non di gay, lesbiche e transessuali che sfilano in piazza per i diritti". Per il presidente del Circolo Mario Mieli Rossana Praitano, è importante che "dopo le innumerevoli peripezie tecniche e burocratiche il RomaPride ha finalmente ottenuto un percorso degno della manifestazione. Il Mario Mieli, in nome e per conto del Comitato RomaPride 2009, che raccoglie oltre trenta sigle di associazioni lgbtq, ha saputo tener testa ai dinieghi della Questura, che voleva per noi un percorso brevissimo, risibile ed inaccettabile". Lungo il percorso, che si snoderà per piazza dei Cinquecento, via Cavour, largo Corrado Ricci, piazza Madonna di Loreto, piazza Venezia, via delle Botteghe Oscure, Largo Argentina, Corso Vittorio Emanuele, "il Comune" spiegano gli organizzatori "ha assicurato alla manifestazione bagni, acqua ed un servizio di ambulanze".

LUCCHETTI - "Dopo l'episodio denunciato dai ragazzi americani abbiamo deciso di dedicare il carro del Gay Pride a tutte le coppie di lesbiche e gay, che continuamente devono subire discriminazioni o violenze per il solo fatto di volersi amare. Questo clima invivibile deve cambiare, 'Roma deve tornare città aperta a tutti". Lo dichiara in una nota Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma. "Invitiamo, per questo, tutti ad attaccare, sia durante il Pride, che in serata alla Gay Street, un lucchetto in un apposito spazio che verrà allestito, per simboleggiare, come nel celebre film, che l'amore, anche gay, è eterno. Abbiamo rilevato grazie alle segnalazioni ricevute" dichiara Daniele Stoppello legale di Arcigay Roma "che nella zona dove sono accaduti i fatti (via del Biscione) vi sono delle telecamere di videosorveglianza pubblica, invitiamo pertanto l'Amministrazione comunale e/o le autoritá competenti a rendere disponibili i filmati al più presto al fine di poter rilevare eventuali indizi per riconoscere gli aggressori". I ragazzi aggrediti contatteranno, che per motivi di sicurezza hanno scelto di non essere al Pride, hanno consegnato una lettera a Fabrizio Marrazzo, chiedendogli di leggerla per loro ai manifestanti.

ADESIONI E PATROCINI - La Provincia di Roma ha dato come sempre il patrocino. E l'assessore alla Cultura di Palazzo Valentini con l'assessore al Lavoro Massimiliano Smeriglio è in piazza della Repubblica per Roma Pride 2009. "È una grande festa per le Pari opportunità e nonostante tutto Roma dimostra di accogliere sempre bene questa manifestazione. È importante che alla fine sia stato trovato un percorso confacente alla manifestazione, che poi è lo stesso dello stesso anno", commenta. Adesione ufficiale anche da parte del Municipio Roma XI. "La manifestazione quest'anno, come non mai, ha avuto un percorso che è poco definire travagliato: due mesi di trattative, 12 incontri, tre divieti ufficiali ed un ricorso al Tar", ha commentato l'assessore municipale Carla Di Veroli. "Sentiamo" afferma la giunta del municipio Roma XI "l'obbligo di essere presenti a questa manifestazione e di dare la nostra adesione ufficiale perché crediamo che in una società che ambisce a definirsi civile si debbano difendere e promuovere il diritto di tutte e di tutti a vivere liberamente le proprie scelte sessuali. È importante inoltre che in questa città si ribadisca la libertà di manifestare nel rispetto degli articoli 17 e 21 della nostra Costituzione soprattutto in un momento come questo, in cui si moltiplicano gli episodi di violenza e di intolleranza come quello accaduto la notte tra il 6 e il 7 giugno a Campo de' Fiori ai danni di una coppia gay. Invitiamo i cittadini e le cittadine del municipio Roma XI e della città tutta a partecipare al Gay Pride per ribadire la solidarietà per gli episodi di omofobia accaduti e per sostenere le battaglie per la difesa ed il raggiungimento di pari diritti civili delle persone gay, lesbiche e transgender". La ascelta di aderire è molto apprezzata dall'Arcigay. "È la prima volta che una intera giunta di un municipio aderisce al Gay Pride: è un segnale positivo per tutti i cittadini di Roma", dichiara Fabrizio Marrazzo, presidente Arcigay Roma.

 

12 giugno 2009(ultima modifica: 14 giugno 2009)

REPUBBLICA

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2008-06-14

Il corteo è arrivato in serata a Piazza Navona

Presi di mira soprattutto il premier e il Vaticano

Gay Pride a Roma: "Siamo in 250 mila"

Carri e magliette dedicate a "Papi"

Il presidente Arcigay: "Vogliamo parità tra diritti e doveri, un altro mondo è possibile"

E attacca la Carfagna, contraria alla manifestazione: "Meglio se stava zitta come sempre"

Gay Pride a Roma: "Siamo in 250 mila" Carri e magliette dedicate a "Papi"

Un momento del Gay Pride

per le strade di Roma

ROMA - In 250 mila, secondo gli organizzatori, per dire no a ogni forma di discriminazione e per essere, come recitava lo slogan del bus che apriva la parata, "libere tutte e liberi tutti". Il serpentone del Gay Pride si è snodato lungo le strade di Roma, partenza da Piazza della Repubblica e arrivo in serata a Piazza Navona. Allegria, eccentricità, musica, colori sgargianti, drag queen e, questa volta, anche i "lucchetti dell'amore" hanno fatto da cornice alle rivendicazioni per i diritti degli omosessuali. Madrina della manifestazione l'attrice Ornella Muti, che ha simbolicamente tagliato il nastro in chiusura della parata.

"My name is Papi". Nel corteo non sono mancati i riferimenti a "Silvio-Papi". L'Associazione Mario Mieli-Muccassassina gli ha dedicato un carro dal nome "Il Papi Gay", per rimarcare come la volgarità sia "quella dell'attuale politica, non quella di gay, lesbiche e transessuali che sfilano in piazza per i diritti". Striscioni dedicati a Berlusconi, scritte "Habemus Papi" e foto del premier hanno accompagnato il corteo. In tanti indossavano t-shirt con la scritta "My name is Noemi". Nel mirino anche i simboli religiosi e il Vaticano. Gesù sotto la croce, la Madonna trasformata in un transessuale di colore con abito turchese e aureola. I membri del gruppo "Farebreccia" si sono presentati in abiti da cardinali e hanno distribuito opuscoli contro il Papa e il Vaticano.

Mancuso: "Un altro Paese è possibile". Il senso della giornata è nelle richieste avanzate dagli organizzatori: maggiore attenzione all'omosessualità e ai diritti degli omosessuali. "Vogliamo la parità di diritti e di doveri" ha affermato il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, ricordando che dopo la manifestazione di oggi, il 27 giugno si replicherà a Genova. "Migliaia di persone, non solo gay e lesbiche ma anche giovani, etero e famiglie hanno sfilato a Roma per riaffermare il diritto di tutte e tutti a vivere in un Paese laico e democratico - ha detto Mancuso - dalla richiesta del matrimonio civile alla necessità di norme contro le discriminazioni che combattano realmente la violenza omofobica che in questi giorni è tornata a colpire, il popolo delle vere libertà dimostra ancora una volta che un altro Paese è possibile". Mancuso ha chiesto alla Rai la diretta della manifestazione del 27 giugno. E ha aggiunto che saranno gli omosessuali "a produrre il vero cambiamento: un'inedita stagione di riforme libertarie che da qui al 2011, data dell'Europride di Roma, attraverserà tutto il Paese".

Le reazioni politiche. Le bandiere del Pd (portate in corteo dal Tavolo Glbt dei Democratici per fare pressing sul segretario Dario Franceschini), la presenza del presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, quella di alcuni politici, l'assenza - ampiamente prevista - di altri. Il Gay Pride è stato vissuto con i dovuti distinguo anche dal mondo politico. Tra i partecipanti anche Paolo Ferrero, segretario del Prc, che ha chiesto al Parlamento di approvare "leggi che riconoscano le unioni di fatto" smettendo di "accettare e subire i diktat imposti dal Vaticano". Fra i protagonisti e animatori della manifestazione, l'ex deputato di Rifondazione Vladimir Luxuria, che ha tirato le somme della giornata: "Dal '94 rivendichiamo diritti ma in Italia c'è una destra che non ci considera troppo". In ogni caso Luxuria "mantiene la speranza" che "ci saranno leggi a tutela dei nostri diritti". Esposti cartelli contro il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna: "Carfagna la pari opportunità / non sa manco dove sta" fra i più visti. Il ministro aveva ribadito la sua contrarietà al corteo. Dura la reazione di Mancuso: "Poteva stare zitta, come fa sempre".

(13 giugno 2009)

 

 

 

 

La protesta delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender del Pd

La provocazione: al Gay Pride di Roma hanno portato 14 bandiere dei Democratici

Glbt, pressing su Franceschini

"Il partito prenda una posizione"

"Siamo stanchi che non ci siano decisioni sulla questione dei diritti gay

Abbiamo aspettato le europee per evitare divisioni nel partito, ora bisogna cambiare linea"

di MARCO PASQUA

Glbt, pressing su Franceschini "Il partito prenda una posizione"

Un cartello esposto

al Gay Pride di Roma

ROMA - Quattordici bandiere del Pd, prelevate questa mattina durante un vero blitz in uno scantinato della sede nazionale del partito, in via Sant'Andrea delle Fratte. Oggi pomeriggio quei simboli hanno sfilato tra i carri del Gay Pride romano, come espressione di una prima protesta da parte del Tavolo Glbt (gay, lesbico, bisessuale e transgender) dello stesso Pd, del quale fanno parte, tra gli altri, la deputata Anna Paola Concia, Ivan Scalfarotto e la giovane Cristiana Alicata. Tutti democratici, "stanchi di un Pd che, sulla questione dei diritti dei gay, non ha il coraggio di prendere una posizione netta e inequivocabile", come spiegano sfilando per le strade della capitale. Alcuni sono esponenti locali del Pd - è il caso di Sergio Lo Giudice, consigliere comunale a Bologna, ma anche di Enrico Fusco, presidente Arcigay di Bari e responsabile giustizia della segreteria provinciale del Pd di Bari.

Stamattina, durante una riunione del Tavolo Glbt, hanno deciso di puntare i piedi e di chiedere al segretario del partito, Dario Franceschini, una linea "chiara e decisa su questioni come quella del matrimonio ma anche delle adozioni". E, sempre a Franceschini, chiedono ufficialmente di aderire al Pride nazionale di Genova, in programma il prossimo 27 giugno a Genova.

"Qui a Roma abbiamo registrato adesioni individuali, anche di prestigio, da parte di esponenti del Pd - spiega Cristiana Alicata, bandiera del Pd in mano - è il caso del segretario dei Democratici del Lazio Roberto Morassut, di Nicola Zingaretti presidente della provincia, e di Paola Concia deputata del Pd. Ma tutto questo non basta: vogliamo che il segretario affronti, una volta per tutte, i temi cari alla comunità GLBT".

Perché parlano proprio oggi? "Abbiamo voluto attendere la fine del periodo delle elezioni europee - risponde Alicata, membro della Costituente del Pd nel Lazio, oltre che della segreteria Pd in un municipio romano - per evitare eventuali divisioni nel partito. Adesso, però, abbiamo capito che è ora di cambiare linea. Se non alziamo il livello, anche mediatico, di questa lotta, anche quella interna, non andiamo più da nessuna parte. E così ci siamo presi le bandiere. In teoria non potrebbero sfilare, ma per noi era importante esserci e lanciare questo segnale".

Le fa eco Enrico Fusco, militante del movimento omosessuale: "L'Europa sta andando avanti, noi siamo fermi. Facciamo ridere. Vogliamo un partito più laico, liberale e democratico. Anche Veltroni, sul tema dei diritti ai gay non ha mai detto molto ed è paragonabile, più che a Obama, a Franceschini".

Quello che gli esponenti del tavolo GLBT fanno notare, è che i militanti del partito sono "più avanti" rispetto alle gerarchie del Pd: "Quando, qualche giorno fa, il circolo del Pd della zona di Marconi, a Roma, ha votato una mozione per aderire al Pride, i 'sì' hanno stravinto. Perché non si fa qualcosa del genere anche a livello nazionale? Perché non si chiede ai militanti di esprimersi su una questione come quella del matrimonio? La risposta è che i vertici hanno paura del risultato del voto".

Che al Pd manchi il coraggio e la determinazione di prendere una posizione inequivocabile su alcuni temi, è la convinzione di Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay: "Chiedo al partito di votare a maggioranza, a partire dal prossimo congresso, su una questione come quella delle unioni gay. Vogliamo parlare di matrimonio e ho il diritto i sapere quale sia la linea del mio partito". Il problema, oggi, secondo la Alicata, è che "manca un confronto: lo abbiamo cercato, per vie interne, ma ci siamo resi conto che non basta. Da qui la decisione, adesso, di portarlo all'esterno, anche con queste bandiere esposte al Pride di Roma. E' arrivato il momento, per Franceschini, di aprire gli occhi, rispettare le differenze e di riconoscere i nostri diritti".

Eppure, secondo la giovane militante del partito, "noi del Tavolo Glbt crediamo di interpretare il sentimento del popolo democratico. Vorremmo che fosse così anche per i candidati e gli esponenti nazionali del partito. Troviamo strano che, lo scorso maggio, Franceschini non abbia firmato una mozione contro l'omofobia presentata da Paola Concia. E' arrivato il momento di prendere una posizione chiara e inequivocabile, senza ulteriori rinvii".

Ora il tavolo Glbt guarda già al prossimo congresso del partito, e si appella a tutti, inclusi i militanti dei partiti a sinistra del Pd: "Chiediamo alle persone che vogliono un Pd più laico di iscriversi, e battersi al nostro fianco, perché i diritti dei gay possano finalmente diventare prioritari. Il che, ovviamente, non significa trascurare la crisi economica".

(13 giugno 2009)

 

 

 

 

 

La battuta del premier durante la cena con Tronchetti Provera a Portofino

Mancuso, presidente dell'associazione: "Siamo contenti che non sia omosessuale"

"Manca solo che dicano che sono gay"

Arcigay replica a Berlusconi: "Complimenti..."

"Manca solo che dicano che sono gay" Arcigay replica a Berlusconi: "Complimenti..."

Berlusconi a cena

ieri sera a Portofino

PORTOFINO - "Mi hanno detto di tutto, manca solo che mi dicano che sono gay...". A Portofino, durante la cena con Marco Tronchetti Provera, Berlusconi scherza coi fotografi, fa l'ennesima battuta e ancora una volta suscita reazioni sdegnate, questa volta nella comunità omosessuale.

Una replica sul filo dell'ironia arriva dal presidente dell'Arcigay, Aurelio Mancuso: "Complimenti al presidente, sempre attento a non offendere nessuno e a fare paragoni delicati e rispettosi".

"Siamo certi - prosegue Mancuso - che lei non sia gay, non tanto per le performance di cui danno conto i giornali di tutto il mondo, ma perché il suo linguaggio è solitamente intriso da un tronfio machismo, comune a tanti eterosessuali che ci tengono a mostrare in pubblico la loro ridicola virilità che in troppi casi alimenta l'omofobia".

"Non si preoccupi, siamo contenti che lei non sia gay. Quando incontra Obama - conclude il presidente dell'Arcigay - tra una battuta e l'altra, chieda di poter leggere il suo discorso d'augurio alla comunità Lgbt per il mese del Pride, potrebbe finalmente imparare qualcosa".

(14 giugno 2009)

 

 

 

L'UNITA'

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2009-06-14

Roma, in 300mila per il Gay pride

Hanno sfilato in 300mila, secondo gli organizzatori, in un serpente dai mille colori caratterizzato da slogan e carri ironici come quelli dedicati al "Papi Gay" o al "Camper anticiarpame". Ma il corteo del Gay pride di Roma 2009, partito da Piazza della Repubblica e giunto in piazza Navona, è stata soprattutto una manifestazione per chiedere conto dei mille diritti negati.

Una kermesse come al solito allegra e folkloristica ma anche un modo per testimoniare impegno civile e diritto di "cittadinanza" per gay e lesbiche. Insieme in 300mila lungo via Cavour, via dei Fori Imperiali, Piazza Venezia, via delle Botteghe Oscure, Largo Argentina e Corso Vittorio Emanuele prima di giungere a piazza Navona dove la manifestazione si è conclusa. Venti i carri allegorici, tanti i cartelli con su scritto "Habemus papi" e l'immagine del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi con la bocca aperta in segno di smorfia.

Lo striscione con lo slogan - leit motiv del corteo - "Liberi tutti, libere tutte", ha aperto la manifestazione. I carri, organizzati dal circolo "Mario Mieli-Mucca assassina", hanno attinto a piene mani con la loro ironia alla recente attualità "in risposta a una politica che si permette di tacciare il Pride di volgarità e immoralità". Hanno spiegato gli organizzatori. Nel "Camper Anticiarpame", sempre organizzato dal "Mario Mieli", sono stati apposti cassonetti dell'immondizia in cui i manifestanti hanno gettato foto dei politici e articoli di giornali "con dichiarazioni razziste e omofobiche".

Tanti i cartelli contro il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna, bersaglio "storico" dell'ironia del popolo gay: Alcuni partecipanti hanno sorretto cartelli con su scritto: "Carfagna dice: gay costituzionalmente sterili. I gay rispondono: cervello della Carfagna sterile ad ogni forma di intelligenza". "Vogliamo la parità di diritti e di doveri". Ha detto il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, ricordando che dopo la manifestazione dell' orgoglio omosessuale, il 27 giugno si sta continuando la preparazione a Genova del Pride nazionale.

"Migliaia di persone, etero, giovani, ragazze, famiglie hanno sfilato oggi a Roma per riaffermare il diritto di tutte e di tutti a vivere in un Paese laico e democratico - ha detto Mancuso -. Dalla richiesta del matrimonio civile alla necessità di norme contro le discriminazioni che combattano realmente la violenza omofobica che in questi giorni è tornata a colpire a Roma come a Verona, il popolo delle vere libertà ha dimostrato ancora una volta che un altro Paese è possibile".

Tra le tante presenze di politici spiccava quella del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti: "Il Pd è l'incontro tra diverse culture e sensibilità che con la loro convivenza arricchiscono l'Italia - dice Zingaretti -. A tutti dico: non dobbiamo aver paura, ci sono cose fondamentali come la lotta alla discriminazione, la vicinanza ai diritti delle minoranze, la ribellione contro l'incitamento all'odio per il colore della pelle o l'orientamento sessuale".

Sul carro del comitato il richiamo a Stonewall, nel quarantennale della rivolta newyorchese che la comunità lgbtq idealmente riconosce come il momento di nascita del movimento lesbico, gay, bisessuale, transessuale/transgender e queer. In ricordo di quel momento l'animazione in perfetto stile anni sessanta/settanta ha condotto il corteo per le strade del Centro. "La volgarità è quella dell'attuale politica, non di gay, lesbiche e transessuali che sfilano in piazza per i diritti". Per Rossana Praitano, presidente del circolo Mario Mieli, è importante che "dopo le innumerevoli peripezie tecniche e burocratiche il RomaPride ha finalmente ottenuto un percorso degno della manifestazione. Una ventina di ragazzi hanno girato nel corteo del Roma Pride indossando una maglietta nera con una scritta bianca "My name is Noemi". Hanno sfilato anche automobili con la scritta "Just married from Hawaii" e "Oggi sposi? Domani", oltre ad una auto con due lesbiche vestite da spose. In corteo anche lo striscione: "Rassegnatevi, siamo ovunque".

13 giugno 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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